IL DOLO

Il torrente Dolo è un affluente di destra del fiume Secchia. Nasce alle pendici del Monte Prado, a sud-est del Monte Cusna, e fa da confine naturale tra le province di Reggio Emilia e Modena. Ha lunghezza del suo corso è di circa 25 km, confluendo nel Secchia in località di Cerredolo.

A monte di Gazzano vi è una diga che devia parte delle acque in direzione di una centrale idroelettrica situata a Farneta nell’appennino modenese a una decina di chilometri.
La produzione di energia elettrica è uno degli usi principali di questo torrente montano, ma in passato le sue acque venivano utilizzate per azionare numerosi opifici e mulini distribuiti lungo il suo corso. Assieme al mulino di Civago, inoltre occorre ricordare le segherie idrauliche, come quella dell’Abetina Reale o quella di Case Cattalini, che permettevano di lavorare il legname da costruzione.
Visto l’abbondanza di legname favoriva l’attività di boscaioli e segantini. Il legnaame molto spesso veniva trasportato a valle utilizzando le acque del Dolo. Si costruivano sbarramenti provvisori dove venivano portati i tronchi da trasportate, quindi si apriva la diga e la forza della corrente trasportava a valle il legname, accompagnato dall’uomo lungo tutto il suo percorso. Il legname, al termine dei tratti più ripidi, era poi caricato su una ferrovia a scartamento ridotto per raggiungere la val Secchia.
Per le popolazioni locali offriva la  possibilità di nutrimento: gamberi e trote venivano pescati e integravano l’alimentazione.

Per quanto riguarda le trote, proprio a Civago era presente un allevamento che ha permesso la ricolonizzazione i nostri torrenti montani con trote di ceppo autoctono.
L’impeto dei flutti, la velocità della corrente, la ricca ossigenazione, risultano elementi che, se da un lato favoriscono alcune specie, diventano altamente selettive per altre.
Questi corsi d’acqua sono altamente fragili: gli eventi meteorici inducono un continuo mutare delle condizioni e del paesaggio, perciò difficilmente la fauna e la vegetazione raggiungono condizioni di stabilità.

Le attività tradizionali della popolazione locale da sempre hanno avuto conseguenze limitate sull’ecosistema del torrente e l’inquinamento è risultato quasi nullo, anche se negli ultimi dcenni si avvertono interventi che risultano spesso fortemente impattanti.

Il torrente e i suoi affluenti rappresentano oggi uno degli ambiti più importanti per la pesca alla trota: numerosi pescatori giungono da altre zone d’Italia e costituiscono uno degli elementi del turismo locale.