La pratica di edificare piccole costruzioni destinate al culto e alla venerazione religiosa ha origini molto lontane, che risalgono addirittura al tempo delle antiche civiltà greca e romana. Il termine latino aedes indicava non solo l’abitazione privata dei Romani, ma anche il santuario, il tempio; il diminutivo aedicula era invece riferito ai piccoli santuari o alle nicchie ricavate nelle pareti dei templi e delle case o negli angoli sporgenti degli edifici. Solitamente all’interno delle aediculae erano esposte le immagini dei lares, numi protettori della casa. Con il termine sacella compitali venivano invece indicate le nicchie costruite lungo le strade e negli incroci. Con il diffondersi del Cristianesimo, nei primi secoli dopo Cristo, le immagini sacre pagane vengono sostituite da quelle cristiane, in particolar modo dall’immagine della Madonna, di Cristo e dei Santi più popolari. Nel corso del Medioevo le edicole sacre, non ancora chiamate Maestà, erano erette lungo le strade, negli incroci, in punti di particolare importanza ed erano luoghi di riferimento per i viandanti. Con i loro tenui lumi rischiaravano le buie e pericolose strade, indicando il cammino ai pellegrini che recitavano, di fronte ad ogni edicola, preghiere ed invocazioni. Sempre nel Medioevo, in analogia con il tema iconografico della Maiestas Domini (immagine di Dio in trono), si attestò nell’arte l’abitudine di raffigurare anche la Vergine in Maestà, disponendola frontalmente, assisa in trono con il Bambino in grembo, attorniata da schiere di angeli e Santi. Con il passare del tempo si venne così consolidando la tradizione di edificare Maestà con immagini della Madonna secondo le più svariate iconografie.